Il sociologo e filosofo francese si colloca tra i grandi pensatori del XX secolo.
Lo studio dei luoghi chiusi, della tecnologia del controllo dei piccoli gruppi, sono l’oggetto di una parte dei suoi studi. Tra questi troviamo: l’ospedale, il manicomio, la caserma, il carcere ecc. ecc.
Una “ortopedia sociale”, l’insieme di pratiche e procedure per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili ed utili.
Un’altra parte degli studi analizza invece la gestione delle grandi masse di popolazione, attraverso la “Biopolitica”, anche questa è una tecnica di dominio.
Si tratta in questo caso del fatto che il potere si occupi della vita degli individui, non del loro comportamento ma di tutti gli aspetti biologici che li riguardano: la salute, l’igiene, la fertilità, la mortalità ecc. ecc.
Questo sembra avere una essenza positiva, in realtà proteggere una popolazione, assicurare la salute, viene concretamente realizzato dal “Potere Biopolitico” creando norme che vanno seguite se si vuole rientrare nei parametri di chi ha diritto al benessere.
Ma chi non ci riesce? Il folle?Il povero? Il diverso?
Queste categorie vengono escluse dalla normalità, non hanno diritto al benessere e vengono successivamente recluse in spazi creati appositamente come: il manicomio, il carcere, il ghetto, i luoghi del contenimento dove si esercita il “Potere Disciplinare”.
Foucalt individua nel razzismo un potente dispositivo della Biopolitica, non solo una parte della popolazione viene classificata come “anormale” ma si fomenta nei “normali” la paura che tale parte possa costituire il germe che vada ad infettare la parte “sana”.
Nei casi più estremi, che vengono percepiti come di maggior pericolo, per fronteggiare un nemico o una minaccia si arriva alla soppressione di una parte della popolazione o di un’altra popolazione. In questi casi il Potere Biopolitico si trasforma in qualche cosa che in nome della vita dà la morte attraverso massacri e genocidi.
Alessandro Paschini
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